A mio Padre

Sei morto con quella dignità che mi hai sempre insegnato.Sei morto resistendo al dolore, mostrandomi come si deve affrontare la vita….Non so se ne sarò mai capace…Voglio ricordare i tuoi occhi quando sei entrato nella macchina che avrebbe decretato che era finito il tuo tempo……Ancora una volta mi hai detto: “Sto bene, ora va meglio”…Ancora una volta Ti sei preoccupato per me e per mamma…come quando morì mio Fratello tra le mie braccia…Anche allora avevi fiducia nel futuro, fiducia nella vita, fiducia in Dio……Non so se sarò mai capace di essere come mi hai insegnato…La tua frase: “Le persone oneste vivono bene”…Tu lo sei stato Papà…Spero di aver imparato anche io a somigliare a quelle mani gonfie per il grande lavoro e che mi hanno assicurato un futuro…Grazie…Marcello

la mansarda rosa, 30 luglio 2006 


Il suo volto

Passeggio lungo la riva del mare,non so più dove finiscono le lacrime e dove s’infrangono le onde.Ora me ne sto rannicchiato sopra uno scoglio…mentre aspetto che la notte porti via anche l’ultimo colore della sera.Penso a mio Padre…al suo viso…rassicurante…non lo vedrò mai più al mio ritorno.

lungo la riva del mare, 13 agosto 2006


La luce del Faro

Ho caricato il fardello sulle spalle e cammino incerto…come un vecchio claudicante, verso una meta che non c’è.Dietro di me la mia ombra…il suo pianto trascina le lacrime dietro di séed obnubila la luce della luna…Il mare, col suo tremolio, distorce i riflessi…e io vado ramingo…errando tra il crepuscolo e la seraSomiglio a quei gatti randagi,cui la strada non porta fortuna…di loro sempre resta sangue seccato dal tempo,tra le crepe di catrame di vie senza alberi né fiori…Ora ricordo la mano di un bimbo…cerca quella ruvida e gonfia di suo padre…ma la luce del faro…quella che ha guidato le navi……s’è spenta per sempre…Ho implorato il Guardiano di restituirla al mare…ma lento mi ha sussurrato che è spenta per sempre…Lascio che il vento si geli sfiorandomi il cuore…

la roccia del faro, 14 agosto 2006 


Anche gli angeli…

Ciondolo sulla via come un pugile suonatomentre un cane ulula alla luna…Ho scritto, oggi, e con uno straccio ho raccolto lacrime povere e derelitte…Nei sogni ho visto ballare degli zingari felici,mentre assassini sporcavano di infamia e sangue la speranza…Le ombre oscure son fuggite dalla balaustramacchiata di notte e di paura…Somiglio ad un vecchio manifestoche qualcuno ha strappato via da un muroviolentato da murales blasfemi e crepe antiche…Anche gli angeli cadono dal paradiso…E l’avvenire è ormai quasi passato…mentre gli angeli sono diventati gocce di rugiadasu un petalo di un fiore in un cimitero abbandonato…Alzo gli occhi al cielo e carezzo il volto di mio padre…

in qualche angolo del mondo, 26 agosto 2006 


 

Lacrime di pianoforte

Tengo in mano il suo volto e guardo le date…quelle custodite dal tempo…quelle della vita e della morteSento gli occhi di mia madre che m’accompagnano…lei capisce il dolore…Ha perso il compagno di mezzo secolo di vita…Ascolto un pianoforte e le lacrime si confondonocon le note che sgorgano tristi e che strappano un altro briciolo di anima…Segnano dove il solco del dolore ha già tracciato il suo cammino…Graffiano dove il silenzio ha già tagliato il cuore.Due immagini sovrapposte ora, solo colori e niente più…Mio Fratello e mio Padre…insiemeSono lì dove le fiamme dovrebbero spegnere le tenebre,sono lì dove una sedia a dondolo ha fatto compagnia al mio dolore solitario.Le note che cadono dagli occhi quasi mi impediscono di scrivere,sono debole e stanco, mentre vorrei vomitare via questa madida melancolia dei ricordi…Per la prima volta le mie lacrime si sono unite e, struggenti,si sono dissolte nel buio della notte…Una notte tenue…una notte che non ha avuto sera né mattino…sospesa sopra il sassofono dell’arcobaleno…Fino che il sonno, per un po’, non ha spento il dolore dei ricordi…

Nella camera dei sogni, 18 settembre 2006 


Ho paura dell’aurora

Una tromba blues e un po’ di notte…Oscillo così tra il cielo e la Luna…Ombre oscure, vestite di niente e di lussuria, emergono dal silenzio delle nebbie…Bocche affamate di carne viva, brandiscono lingue umide e lascive,in una notte dove anche il freddo evita se stesso…Ho paura dell’aurora…la luce spegne le tenebre sai, complici protettrici di una vita perduta…di una vita perduta tra i rantoli di un futuro chevomita sangue sul suo destino…Brucia lento il fuoco della notte…brucia e strazia speranze di sogni delusi da un futuro ormai quasi passato……ogni giorno è uguale a ieri…Un paio d’occhi tagliano il buio…come piercing blasfemi sulle gote di Cristo…non raccontano l’amore…è lo sguardo delle ombre oscure……consumano pasti carnali in ogni via, in ogni vicolo di vita……tra i riccioli d’oro di un bambino ormai uomo…riccioli oramai infangati da aliti sporchi di sudicia voluttà…Cammino tra ferri arrugginiti e cani randagi che guaiscono inseguiti dalla propria anima…Nessuno piange, non si odono gemiti…Ogni ombra oscura ha paura della sua alba…io…ed io ho paura dell’aurora che verrà…

Sulla strade delle nebbie, 19 novembre 2006


Clochard

Vago, su un tappeto di suoni, tra la notte e l’Inverno…Quasi un sussurro mi offro piegandomi all’oblio…La tenebra è là fuori, si struscia, invitante,tra le pieghe d’argento di una nebbia che graffia alla mia porta……Ci son anime morte che vivono sole…Ballano nude attorno ad un fuoco…rubato ad un clochard dagli occhi perduti……Muore ogni giorno…Ogni giorno regala un brandello di vita ad un quadro senza cornice e colori……E’ nata una bimba…Sorride tra il pianto…La Luna non c’è mentre dal cielo cadono le ali degli angeli…

la mansarda rosa, 3 dicembre 2006 


 

Il vecchio incensiere

Un fiore ha perso i petali, mentre sbiadivano i colori del tramonto…Dietro la collina, un vecchio incensiere aspetta la notte in un villaggio deserto…Pallide mani scarne dal mantello strappato…Pallido volto si staglia tra gli ultimi respiri del sole…Osserva gli odori di un crepuscolo macchiato di nuvole…E’ freddo anche nel villaggio deserto…Nessuno in questa notte tappezzata di stelle vecchia compagna di una solitudine antica.Ora il vecchio, claudicando, va…verso piazza grande…o forse non so…C’è una magia malvagia che lo insegue: l’ombra della sua vita…una falce ne ha reciso le ali…sono morte…cadute…come……come le speranze martoriate dal tempo……senza più sogni……senza più mete……senza più dio né bandiere……senza più lacrime…Non cammina più!Striscia!…lasciando una scia  intrisa di ricordi e di paura…

Nell’anglo dei sogni, 13 dicembre 2006


Sulla strada del ritorno

Macino chilometri piangendo,mentre guardo un paese su una collina che graffia il cielo…Da lì osservo la Città Eterna…Io di eterno ho solo il male del cuorele cui ferite, in questi giorni sfavillanti,mai si rimargineranno…Guardo il sole d’inverno…e penso ai quadri di fuoco…Cerco, invano, gli occhi di mio Padre…e quelli – perle verdi – di Piero…No, non ci sono…Tiro su il dolore dell’esistenza e lo carico sulle spalle e mi riavvio sulla via…Che Dio abbia pietà di me visto che la vita mi ha dimenticato…

Sulla strada del ritorno, 22 dicembre 2006


Sul Colle dell’Infinito

…qualcuno ha poggiato un mazzo di fiori sul metallo grigio della balaustra della strada del mare……un omaggio per un’altra vita che più vita non è……gocce di pioggia strappano via i petali seccati dai ricordi chesbiadiranno come pellicole antiche……mi allontano, tra la pioggia, da quella riva che, da sé, scaglia dardi su un cuore già morto……fuggo via dalla risacca…dalla sua eco oscura ed amara…scappo smarrito……anche da una pornodiva i cui occhi amano l’uomo che ha accanto……scappo da donne che saranno madri……da padri amorevoli, i loro occhi sono dolci come quelli che io non rivedrò mai più……qui anche i cani hanno il loro guinzaglio……siedo ora bagnato e stanco sul Colle dell’Infinito…da dove ho urlato i miei sogni al Cielo……ma Dio aveva da fare e non li ha sentiti……sul far della sera pregherò, in ginocchio, davanti la Nera Madre di Cristo……le lacrime non hanno colore e cadono, con rumore di pioggia, sul metallooramai antico di una panchina triste del Colle dell’Infinito…

Dal Colle dell’Infinito, nel giorno della Notte di San Lorenzo, 10 agosto 2007


Scruto al di là delle finestre

Arrivano minacciose le luci colorate e i presepi…irrompono tra la neve e il gelo della notte.Cammino e scruto al di là delle finestre che, calde, riuniscono anime e cuori…atmosfere che per me sono solo ricordi screpolati dal tempo…tremule stelle, troppo lontane per essere sogni…temo le parole d’augurio…”a te e famiglia”, dicono rancide…è un rantolo di morte ogni volta! Una vecchia e coraggiosa madre, che piange la sua solitudine nascosta da rughe che ha impiegato una vita ad avere…illuminata dalla luce fioca che le serve per leggere il Libro di Cristo…Spio le sue, per capire le mie di lacrime gelate dal freddo…la morte l’ha smembrata la mia e la sua famiglia…finitela di augurarmi una buona festa…perché è lama in carne viva…finitela di raccontarmi la vostra felicità perché la mia più non è…non sarà festa per me.Più mai, più mai…Spero solo che il jazz riesca, quest’anno almeno, a regalarmi una piccola notache afferrerò nel naufragio di questa esistenza…neppure questo forte corpo mi assiste più…ma, vi supplico, più mai: “Auguri a te e famiglia”… più mai…

Nella camera dei sogni, 21 dicembre 2009 ore 1,30Po


I Cigni del Fiume

…la vita ora, in un batter di ciglia, è tornata sporca di notte e di paura…le ombre oscure sono tornate a sedersi, crudeli e grottesche, sulla balaustra del tempo colorando di pianto il mantello del sole ch’è caduto dietro le montagne……algida alba e mesto tramonto che strappano brandelli di carne al giorno punteggiato di disperazione e dolore……vergo col sangue vivo un patto su una pergamena perduta intrisa di sogni cui son cadute le ali……la tenebra che torna a ghermire…buio, orrido passante, sul sentiero della vita accompagna per mano un uomo smarrito, solo e perduto……trascino un’alma claudicante che grida al cielo cercando la Luna…ma Selene sta sera s’è spenta…fuggita piuttosto…nascosta financo…madida fronte…mani tremanti…brucia di morte la rugiada della sera sui rovi di spine che come silicio trafiggono tutto, cuore e anima di un essere senza più Dio e senza più tempo…cammina…no striscia sul sentiero del fiume e guarda i cigni che narrano ciò che gli umani mai sapranno creare…e …guarda i riflessi neri dell’acqua…ma nessuno lo sa…

Sulla riva del fiume, 22 agosto 2012 ore 21,14


 

La sedia a dondolo

Oscillo, cullando i miei pensieri, sulla sedia a dondolo…

Vecchia compagna delle notti sporche di buio e di paura.

Guardo le ombre che luci tremole disegnano su un cuore screpolato dal tempo…
la pioggia racconta il pianto degli angeli perduti, mentre il latrare di un cane inutilmente insegue una solitudine antica…

la musica oggi è il silenzio, testimone austero dei frastuoni della mente…

come alberi al vento, mi piego stanco mentre gli occhi si chiudono…

Mansarda Rosa, ore 14 del giorno di San Valentino, febbraio 2016