
I robot umanoidi si affacciano sulla scena globale con forza inaudita
Il boato di un applauso scuote le gradinate del National Speed Skating Oval di Pechino, un’eco potente che celebra non un atleta in carne e ossa, ma il goffo, dignitoso fallimento di una macchina. Sul ring, un robot umanoide è appena caduto, sconfitto da un calcio troppo potente sferrato dal suo avversario. Questo non è uno scontro casuale, ma il palcoscenico dei primi Giochi Mondiali dei Robot Umanoidi, una vetrina che ha mostrato al mondo che in Cina il futuro della robotica non è più solo una teoria.
Dal 15 al 17 agosto, centinaia di macchine, provenienti da università e centri di ricerca cinesi, si sono sfidate in una serie di competizioni che hanno spaziato dall’atletica alla danza, dal calcio alla boxe. Ogni movimento, ogni passo incerto, ogni caduta ha offerto al pubblico un’esperienza unica: assistere in presa diretta all’evoluzione di una tecnologia che sta imparando a camminare, correre e interagire con la complessità del mondo. Anche se alcune imperfezioni sono ancora evidenti, come le teste che si staccano durante una corsa, lo spettacolo è stato travolgente. Ogni esibizione ha dimostrato che in Cina l’intelligenza artificiale non è un concetto astratto, ma una realtà dinamica che sta plasmando il presente e ridefinendo i contorni di settori chiave, pronti a una rivoluzione silenziosa.
Se l’ambito industriale ha già visto l’integrazione di robot per compiti pesanti e rischiosi, come nella produzione di semiconduttori, l’attenzione ora si sposta sulle applicazioni sociali. La Cina, alle prese con un invecchiamento demografico massiccio e la conseguente carenza di manodopera, sta investendo massicciamente nello sviluppo di androidi capaci di assistere gli anziani, monitorare la salute e persino somministrare farmaci. Questi progetti, pur in fase embrionale, sono già una realtà concreta, destinata a crescere in maniera esponenziale. Il governo cinese ha pianificato un investimento di 1.000 miliardi di yuan entro il 2025, con l’obiettivo ambizioso di raddoppiare il valore del mercato della robotica, che oggi vale 60 miliardi di dollari, entro il 2035.
Come sottolinea Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), la rapidità con cui la Cina ha colmato il divario tecnologico negli ultimi anni è impressionante. Non si parla più di prototipi isolati, ma di applicazioni concrete che si stanno diffondendo a macchia d’olio. Nel 2024, il mercato cinese della robotica ha raggiunto i 60 miliardi di dollari, crescendo a un tasso annuo del 15%. Le proiezioni indicano che supererà i 120 miliardi di dollari entro il 2035, una prospettiva che l’Italia, forte della sua tradizione manifatturiera, dovrebbe considerare seriamente. I robot cinesi, più economici di quelli occidentali, offrono al paese un vantaggio competitivo notevole.
Eppure, Metta avverte che la strada per un’integrazione completa nella vita di tutti i giorni è ancora lunga. “La robotica umanoide ha ancora bisogno di affinamenti per entrare nella quotidianità. Le mani agili o la capacità di muoversi in ambienti come le case saranno le sfide future dei ricercatori”, spiega. A differenza dei modelli linguistici, che possono essere addestrati con enormi quantità di dati digitali, la formazione dei robot richiede dati acquisiti in ambienti reali e complessi. E le mani robotiche, pur avanzate come quelle dell’Optimus di Tesla, non sono ancora in grado di gestire le sfide quotidiane, come piegare la biancheria o usare un coltello con la stessa destrezza di un essere umano.
Nonostante questi ostacoli, l’evoluzione è inesorabile. Le università e le aziende tecnologiche cinesi stanno spingendo al massimo per accelerare questo processo. I Giochi Mondiali dei Robot Umanoidi non sono stati solo un evento sportivo, ma un vero e proprio banco di prova per testare l’affidabilità e la precisione delle macchine. “Le competizioni sono cruciali per osservare come la tecnologia si comporta in situazioni pratiche, migliorare le performance e testare i limiti dei robot”, sottolinea Metta. Ma cosa significa tutto questo per l’Europa e, in particolare, per l’Italia? L’industria italiana è già una protagonista nella robotica industriale. Tuttavia, per competere anche nel campo della robotica umanoide, è necessario un impegno maggiore. Soprattutto l’Italia, con l’aumento della popolazione anziana, trarrà enorme beneficio da questo tipo di assistenza, che non solo risponde a necessità pratiche, ma offre un supporto emotivo, liberando risorse preziose per altre aree del welfare sociale.
Commenta per primo